Il bambino, senza intento consapevole, si comporta come uno scienziato. Cosa vuol dire esattamente? Ne parliamo con Alice Gabbrielli, Responsabile scientifico pedagogico di SAS Scuole e formatrice di Percorsi Formativi 06.
Perché si parla di bambino scienziato
Le azioni di apprendimento e conoscenza che il bambino mette in campo quando esplora la realtà ed apprende, hanno delle fortissime analogie con il metodo di progressione della scienza, il metodo scientifico.
Il bambino osserva il mondo che lo circonda in base alle competenze che possiede, che possono essere innate o apprese. Alla luce di queste competenze, si pone degli interrogativi (impliciti e non verbalizzabili) durante la sua osservazione e formula delle ipotesi sul funzionamento. Si dà delle motivazioni che poi va a verificare attraverso un’azione diretta sulla realtà, in prima persona: queste azioni dirette di verifica della realtà in prima persona sono date dalle attività di gioco libero e spontaneo. Il bambino verifica le proprie ipotesi sul funzionamento del mondo e apprende attraverso il gioco.
La ripetizione del gioco alla base del metodo scientifico
Gli scienziati procedono sulla base di ipotesi e per tentativi ed errori, variando di volta in volta anche minime condizioni. Anche i bambini si applicano ripetutamente su uno stesso gioco che viene riproposto e ricercato per più e più volte. Questo bisogno di riproporre la stessa situazione di gioco, o stessi materiali, rappresenta la fase di verifica empirica delle ipotesi che il bambino ha fatto circa l’ambito di realtà che sta esplorando. Una volta soddisfatto il bisogno di conoscenza il bambino abbandona il gioco precedentemente ripetuto e ricercato con interesse, pronto a dedicarsi a nuove ricerche.
Dall’ipotesi all’apprendimento
L’approccio con i materiali e gli oggetti, quindi non è casuale. Il bambino è impegnato a comprendere il funzionamento di un aspetto del mondo che lo circonda e a verificare le ipotesi che se ne è fatto. In tal senso il bambino sceglie gli oggetti, la loro collocazione nello spazio e il loro utilizzo. L’adulto, osservando tali ricerche, può comprendere il processo di apprendimento che ne è alla base e quindi può agire sul contesto per fornire ulteriori stimoli di approfondimento della conoscenza.
Una volta che il bambino ha soddisfatto il suo bisogno di conoscenza, ovvero ha trovato le risposte alle sue ipotesi iniziali, utilizzerà le conoscenze acquisite come fondamenta per nuovi apprendimenti.
Le risposte che il bambino ottiene divengono, quindi, un nuovo apprendimento, sia che esse confermino le ipotesi fatte inizialmente, sia che esse ne dimostrino la non correttezza (la mia ipotesi non funziona).
I bambini riescono a declinare serenamente le ipotesi non corrette, ovvero le abbandonano senza un accanimento sull’idea di partenza e la progressione della conoscenza avviene in base non a ciò che loro viene detto ma a ciò che sperimentano.
Quindi come funziona per un bambino il ciclo dell’apprendimento?
L’apprendimento nel bambino si muove su un processo equivalente a quello della scienza:
- OSSERVAZIONE: il bambino osserva il mondo intorno a lui e viene catturato da un particolare “fenomeno”.
- IPOTESI: su quel fenomeno fa delle ipotesi strettamente correlate a ciò che già conosce.
- ESPERIMENTI: attraverso il gioco ripetuto più volte il bambino assimila i dati dell’ambiente, registra nella mente significati e relazioni e verifica così le proprie ipotesi,
- ANALISI DEI DATI E CONCLUSIONI: attraverso un procedimento statistico (inconsapevole ma estremamente corretto) analizza i dati raccolti che poi sedimenta nella memoria. A quel punto il gioco si conclude e si può parlare di nuovo apprendimento, con il quale il bambino andrà a leggere la realtà, fare nuove osservazioni e verificare nuove ipotesi.
Il gioco rivela, ancora una volta, l’enorme importanza che riveste per lo sviluppo del bambino.
È il gioco l’attività di apprendimento per eccellenza. L’apprendimento del bambino consiste nell’azione, nell’esplorazione attraverso l’esperienza diretta con gli oggetti e con il mondo circostante in una dimensione ludica, da intendersi come forma privilegiata ed evolutiva di relazione e conoscenza.
E l’adulto cosa può fare?
Il ruolo dell’adulto è quello di osservare e non sostituirsi.
Può lanciare una sfida, preparare un contesto, innescare una possibile curiosità ma poi sarà il bambino a fare il resto.
Per accompagnarlo nel ciclo dell’apprendimento l’adulto svolge una funzione di regia educativa osservando e cercando di comprendere le ricerche del bambino, il bisogno di apprendimento e gli interessi e agisce sul contesto e sugli stimoli ambientali affinché, attraverso il gioco spontaneo e autodiretto, il bambino possa trovare le risposte ai propri interrogativi.