La scuola non ha solo l’obiettivo di trasmettere nozioni, ma anche di promuovere la capacità dei bambini di dare senso alla varietà delle loro esperienze perché possano divenire competenze personali spendibili e generalizzabili nei vari ambiti di vita.

Il mandato della scuola è quindi, oggi più che mai, educativo oltre che formativo.

Per portare avanti questo mandato la scuola si prefigge di costruire e rinforzare un’alleanza educativa con le famiglie e con il territorio in cui si trova, valorizzando le differenze culturali presenti affinché i bambini possano sviluppare un’identità consapevole e aperta.

La Giò 23

L’approccio educativo della scuola poggia su alcuni principi fondamentali.

I diritti dei bambini: la scuola assume come principio primario la “Convenzione sui diritti dell’infanzia” mettendo al centro il diritto al benessere di ciascun bambino e bambina, inteso sia come diritto al rispetto e alla cura, sia come diritto a una progressiva autonomia che permetta di sviluppare tutte le proprie potenzialità;  il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione; il diritto a sviluppare e a vedere riconosciuta la propria identità attraverso il rapporto con gli altri; il diritto a esprimersi per mezzo delle parole, della scrittura, dell’arte e di ogni altro mezzo espressivo, sviluppando al meglio la propria personalità, i propri talenti e le proprie competenze; il diritto alla socializzazione, al gioco, al confronto e all’apprendimento che si costruisce nell’incontro e nello scambio con gli altri bambini e bambine; il diritto ad apprendere provando e riprovando in tempi distesi; il diritto all’errore e alla ricerca di nuove soluzioni per acquisire la consapevolezza delle proprie capacità, dell’importanza dell’impegno riconosciuto e costante e del confronto con gli altri che produce idee e progetti costruiti insieme.

Il bambino competente: il bambino, fin dalla nascita, è portatore di competenze e abilità che evolvono e si accrescono grazie alle esperienze di vita. L’infanzia, infatti, è il periodo della vita che, per natura, viene dedicato all’apprendimento: durante i primi 10 anni si ha il massimo sviluppo delle funzionalità cerebrali e fisiche che permettono al bambino di potenziare le proprie capacità di pensiero, le proprie conoscenze, le abilità sociali, emotive e relazionali che lo accompagneranno per tutta la vita.

Il nostro approccio pedagogico e didattico si fonda quindi sull’idea che nella scuola anche i bambini sono portatori di un sapere, si affacciano al mondo con le loro intelligenze e abilità individuali e la scuola, attraverso la valorizzazione delle risorse di ciascuno, ha il privilegio di accompagnarli nella crescita permettendo a ciascuno di essi di sviluppare al massimo le proprie risorse individuali.

L’adulto, quindi, non ha più solamente il compito di trasmettere nozioni, ma diviene colui che sostiene e accompagna il bambino nella costruzione dei propri apprendimenti, riconoscendo le abilità peculiari di ciascuno e facendole divenire strumento di crescita per il singolo e per tutto il gruppo, in un’ottica di cooperative learning.

La centralità delle relazioni: la scuola si pone come luogo in cui le azioni di apprendimento riguardino non solo il sapere ed il saper fare dei bambini, ma anche il saper essere porgendo sempre uno sguardo al benessere relazionale, emotivo e sociale dei bambini, nei rapporti tra pari e con gli adulti. Tutto ciò ci chiede di pensare a bambini e bambine riconosciuti nella loro individualità, nelle loro competenze, e come esseri in relazione, con sé, con gli altri e con i contesti in cui vivono e che esprimono.

Centrale è anche la relazione con le famiglie che devono essere riconosciute, rispettate e ascoltate. La partecipazione delle famiglie non può prescindere da una dimensione istituzionale, ma anche dalla condivisione del progetto educativo e dal riconoscimento dei diversi ruoli educativi, in un’ottica di sinergia ed alleanza educativa.

La metodologia didattica si fonda sui principi del learning by doing, del lavoro in gruppo, della progettazione per obiettivi e della didattica inclusiva e collaborativa.

La didattica per competenze: al centro non ci sono solo i contenuti ma anzitutto il processo. Il docente è un facilitatore e una guida che individua gli interessi e le abilità dei singoli per sostenerne e potenziarne gli apprendimenti e le competenze. Quest’approccio permette lo sviluppo, tramite esperienza diretta ed insegnamento, di quelle competenze, sempre più indispensabili per gli adulti di domani, quali il pensiero laterale, il problem solving, la proattività, la condivisione e la capacità comunicare.

La collaborazione tra pari: l’apprendimento fra pari e il confronto in gruppi permette la co-costruzione e condivisione del sapere e della conoscenza, dove tutti sono coinvolti, insegnanti, educatori e studenti. Si crea un contesto che stimoli la collaborazione e l’attitudine ad imparare facendo, trasformando così la classe in un gruppo di ricerca e sperimentazione impegnata nel raggiungimento di un obiettivo comune attraverso il confronto e la condivisione del sapere.

L’apprendimento attraverso l’errore: parte integrante del processo di apprendimento sono gli sbagli, i problemi, i tentativi e gli errori che si incontrano nel percorso. Sbagliare non solo è legittimo, ma fondamentale. L’apprendere per tentativi ed errori diventa parte integrante del percorso e avviene in un contesto protetto, in cui si è seguiti, aiutati e supportati in modo da poter superare la frustrazione dell’insuccesso utilizzandolo come chiave per affrontare i traguardi successivi. In questo modo il processo didattico non fornisce solo apprendimenti ma anche un importante supporto all’autostima di ogni bambina e bambino.

La didattica inclusiva: la diversità non rappresenta un limite ma un’opportunità. Ogni bambina e ogni bambino rappresenta un soggetto unico e irripetibile, esprime punti di vista, abilità e talenti da scoprire e valorizzare attraverso la realizzazione di un’organizzazione educativa e didattica che offra a tutti pari opportunità di espressione e apprendimento.

La collegialità: attraverso il lavoro collegiale si individuano obiettivi comuni, si concorda la divisione del lavoro, si alimenta un percorso di identità e di costruzione di una memoria del gruppo con la documentazione per la scuola, per i bambini, per le famiglie, per il territorio. Essere gruppo di lavoro richiede consapevolezza, disponibilità all’incontro con l’altro, capacità di riconoscere e superare i propri pregiudizi, fiducia, mediazione e consapevolezza rispetto agli obiettivi comuni. Il compito del collegio è di costruire situazioni e contesti nei quali i bambini possano trarre profitto in modo autonomo dal proprio sapere e dalle proprie risorse, attivare in loro il desiderio, la volontà e il piacere che fornisce il fatto di essere gli artefici del proprio apprendimento.

La progettazione: la progettazione annuale non si esaurisce in una formulazione di obiettivi predefiniti a priori ma si declina sulla base degli interessi manifestati dai bambini, che interagiscono con le occasioni o le provocazioni fornite dall’ambiente. La programmazione nasce dall’osservazione, dal confronto tra colleghi per immaginarne le piste e le potenzialità per attivare esperienze e differenti stili di apprendimento. Parte da un’analisi attenta della situazione dei gruppi, utilizzando l’osservazione, il dialogo e la documentazione. Progettare nel lavoro quotidiano significa riflettere sulle situazioni educative che si creano modulando le proposte per rispondere ai bisogni dei bambini e al modo in cui si pongono nel contesto.

L’osservazione e la documentazione: l’osservazione è lo strumento che permette sia la continua riflessione sulle proprie pratiche, sia la comprensione del modo in cui i bambini interagiscono con l’ambiente, esplorano, indagano, conoscono e si relazionano con i pari e con gli adulti. La documentazione (il registro, le documentazioni in itinere, le mappe) sostiene e alimenta il processo osservativo, consentendo, sempre a seconda degli obiettivi di lavoro, la restituzione ai bambini, al gruppo di lavoro, alle famiglie, al territorio. Incrementare consapevolezza e intenzionalità significa riflettere sulle proprie pratiche per promuovere processi di miglioramento e di sviluppo.

Gli spazi: la strutturazione degli ambienti è legata al concetto di cura, per cui gli spazi sono elemento di generazione di benessere, pensati e organizzati in una “prospettiva ecologica” che pone al centro il bambino con le sue esigenze, i suoi tempi e le fasi evolutive. Lo spazio non è un elemento fisso e invariabile ma rappresenta un elemento funzionale e flessibile.  Organizzare lo spazio, indoor e outdoor, significa considerarlo una variabile determinante per la qualità degli apprendimenti (il terzo insegnante, come scrisse Malaguzzi), prendersi cura delle relazioni che lì si animano, accogliere adulti e bambini in un posto esteticamente bello, leggibile, familiare, in cui è piacevole stare e ritrovarsi, considerarlo in continuità col territorio circostante.